(Il libro)
La sordità è la disabilità sensoriale dalla storia filosofica antichissima.
La sordità è la disabilità sensoriale dalla storia filosofica antichissima.
Se ne trova una trattazione già in Aristotele. E’ quest’ultimo che spiega che essa produce mutismo solo perché la produzione di linguaggio verbale dipende dal buon funzionamento dell’udito.
Malgrado il fatto che non vi fosse nel testo di Aristotele nulla che inducesse a ritenere i sordi una variante dannata della specie umana, la nostra cultura ha destinato a questi ultimi un destino di esclusione e normalizzazione.
Malgrado il fatto che non vi fosse nel testo di Aristotele nulla che inducesse a ritenere i sordi una variante dannata della specie umana, la nostra cultura ha destinato a questi ultimi un destino di esclusione e normalizzazione.
Concentrati per secoli a guardare la sordità a partire dal nostro punto di vista di udenti-parlanti maggioritari e dominanti, essa è diventata solo una disabilità da correggere.
Eppure in un certo senso non è una disabilità. In realtà, essa è anche e soprattutto una condizione che genera una lingua “straniera” rispetto ad una qualunque delle lingue verbali che sono parlate sul pianeta. Insomma, un sordo non è un “malato” più di quanto un parlante italiano nativo non lo sia rispetto agli innumerevoli parlanti cinesi che vivono sulla terra.
Tuttavia, quando nasce un bambino sordo, questi diventa prima di tutto un paziente.
Eppure in un certo senso non è una disabilità. In realtà, essa è anche e soprattutto una condizione che genera una lingua “straniera” rispetto ad una qualunque delle lingue verbali che sono parlate sul pianeta. Insomma, un sordo non è un “malato” più di quanto un parlante italiano nativo non lo sia rispetto agli innumerevoli parlanti cinesi che vivono sulla terra.
Tuttavia, quando nasce un bambino sordo, questi diventa prima di tutto un paziente.
Non si tratta certo di negare il fondamentale contributo che in questo campo viene dalla medicina. Si tratta, invece, di mettere in evidenza che non possiamo rimandare oltre la nascita di una convergenza di azioni tra studiosi del linguaggio e della sordità e medicina.
Prima di tutto è importante sapere che laddove nella storia si è espressa una reale emancipazione dei sordi, questo è successo grazie al fatto che essi sono stati messi nelle condizioni di poter studiare e utilizzare la loro lingua e contestualmente apprendere anche la pronuncia di parole. La prima volta questo è accaduto a metà del Settecento con la nascita a Parigi della prima scuola bilingue (segni e parole) per sordi. Si tratta di un momento straordinario per la storia di ogni pedagogia che non voglia essere normalizzazione, un momento luminoso a cui purtroppo sono seguiti tantissimi momenti oscuri che determinano anche il nostro presente.
In un momento in cui l’Italia attende che il Parlamento approvi una legge sul riconoscimento della lingua dei segni, Diamo un segno intende attirare l’attenzione sul fatto che se contestualmente non si immaginano anche una pedagogia che vada in questa direzione, tale legge rischierà di essere solo un omaggio al politicamente corretto.
Così è già stato per la legge sull’integrazione scolastica.
Nessun commento:
Posta un commento